Durante il convegno online “Piano nazionale integrato energia e clima. Gli strumenti da mettere in campo per raggiungere gli obiettivi UE” sono emerse le esortazioni per semplificare le procedure autorizzative, avere certezza del diritto e soprattutto promuovere una trasformazione culturale che consenta ai diversi bracci dello Stato di remare nella stessa direzione, invece che in direzioni opposte.
Organizzato dall’ANEV per celebrare la Giornata Mondiale del Vento, l’evento appella a ricevere delle risposte in merito a l’inclusione di questi reclami, sperando di concretizzarsi nel DL Semplificazioni su cui si sta lavorando.
Dalle forze di Governo arriva la loro risposta, in voce del senatore M5S Gianni Girotto, Presidente della Commissione Industria del Senato: è in corso un confronto tra le commissioni Ambiente e Industria-Attività produttive di Camera e Senato con il MiSE su dieci proposte per il DL Semplificazioni.
“Alcune possibili leve procedurali e normative più promettenti e a cui si sta lavorando di più sono quelle delle comunità energetiche, del parziale allargamento degli incentivi agli impianti su terreni agricoli, delle semplificazioni autorizzative per i vari interventi di repowering e revamping, soprattutto degli impianti eolici, e per il fotovoltaico nei bacini idrici.”
“Le comunità energetiche non dovranno essere discriminate rispetto all’autoconsumo 1-a-1, che si può fare chiaramente ed è esentato da una serie di oneri,” oneri di sistema a parte, ha detto Girotto, secondo cui sono in discussione 10 emendamenti del Decreto Semplificazione.
Rimanendo come tema ricorrente durante il convegno la semplificazione delle autorizzazioni, i partecipanti manifestarono la loro sensibilità assicurando che in questa fase sarebbe prioritario smaltire gli ostacoli burocratici per potenziare la crescita del settore.
Secondo molti degli intervenuti all’evento, è necessaria una mediazione e trasformazione culturale, prima ancora che normativa, senza le quali sarà impossibile raggiungere gli obiettivi che l’Italia stessa si è prefissa nel suo PNIEC.
Per evidenziare l’urgenza della sfida al tasso attuale di autorizzazione degli impianti a fonti rinnovabili ci vorrebbero 67 anni per realizzare gli obiettivi attuali del PNIEC 2030, che sono già insufficienti. Anche se teniamo in conto i cinque anni che in media ci vogliono per autorizzare un impianto eolico in Italia, mentre in Spagna e Germania ce ne vogliono solo due.
Gli speaker hanno espresso che la politica italiana deve accompagnare gli imprenditori del settore. Infatti hanno insistito sulla necessità di rendere più agevole l’iter autorizzativo per l’approvazione dei progetti legati alle energie rinnovabili. Normative semplici e soprattutto chiare eliminerebbero le incertezze per gli investitori, favorendo allo stesso tempo il raggiungimento degli obiettivi fissati nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030, che delinea il percorso dell’Italia verso la decarbonizzazione.
Nelle parole del presidente dell’ANEV, Simone Togni: “la semplificazione della normativa è un passaggio fondamentale per raggiungere gli obiettivi posti dal PNIEC e sapere che il governo si sta impegnando per la definizione di un provvedimento in tal senso è senz’altro positivo. Il settore eolico deve poter operare senza ostacoli burocratici per contribuire con il proprio potenziale al raggiungimento dei target per la lotta al cambiamento climatico e la riduzione della CO2. Il paesaggio e l’ambiente non possono escludersi a vicenda, ma necessitano di un’armonizzazione urgente, senza la quale le conseguenze dovute ai cambiamenti climatici potrebbero avere aspre conseguenze sul pianeta. Serve in concreto un’azione che definisca chiaramente le aree dove non necessita il parere della Soprintendenza, così come deve essere chiarita la procedura semplificata che consenta il rinnovamento degli impianti eolici senza appesantimenti burocratici. Infine, si deve superare l’attuale blocco dello spalma-incentivi alla luce del fatto che i nuovi impianti non ricevono incentivi, come evidente, ma solo una stabilizzazione dei ricavi.”
Togni ha poi ricordato il paradosso quasi “kafkiano” che gli operatori del settore delle rinnovabili devono affrontare: l’iter autorizzativo dura almeno cinque anni per i progetti eolici; ma l’evoluzione tecnologica procede sempre più spedita ed è possibile che, al momento dell’autorizzazione, le tecnologie siano ormai diventate obsolete. Per modificarle, però, bisognerebbe iniziare un nuovo processo autorizzativo. Ecco perché, secondo Togni, è necessario aggiornare le linee guida del 2010 ed estenderle anche al mini e micro-eolico. Eolico che, nelle parole del presidente del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) Francesco Vetrò, è “un pilastro del sistema elettrico nazionale”. Il mini-eolico, tuttavia, ha avuto un’evoluzione non sempre organica e non sempre con un adeguato background tecnologico. Al contrario, il grande eolico ha dimostrato crescente efficienza, affidabilità e competitività, grazie al continuo sviluppo tecnologico.
Particolarmente promettente sembra essere l’eolico offshore, che finora però ha trovato poco spazio nelle acque profonde italiane.
È un fatto che in Italia soprattutto l’eolico è cresciuto a ritmi lenti: Bisogna installare maggiore capacità; bisogna mettere mano alle linee guida, obsolete e inadeguate. Inoltre, bisogna rivedere le decisioni di alcune regioni che hanno deciso di vietare l’eolico a priori, considerandolo una minaccia al paesaggio italiano.